La comunicazione della Sindaca di Roma: tra paternalismo, buoni consigli e richieste di pieni poteri, senza una vera programmazione per la città.
di Maria Squarcione (*)
Bene. Il momento tanto atteso è arrivato. Siamo alla fase 2. E noi a Roma abbiamo due linee guida per orientarci nella prossima futura vita di convivenza con il virus: il piano regionale “Lazio Sicuro”, presentato dal governatore Nicola Zingaretti il 2 maggio scorso e una pagina del sito di Roma Capitale, in costante aggiornamento, che registra per temi la pletora dei provvedimenti emessi, e perciò quasi priva di informazione sulle novità imminenti. Tra le “fonti normative” poi, ci sono le numerose dichiarazioni, interviste, post su Fb, twittate, ospitate dalla D’Urso ecc… della Sindaca.
Il confronto con Milano

Solo per curiosità, cerchiamo di capire il comportamento adottato nell’unica altra grande città paragonabile a Roma, Milano, capoluogo di quella Lombardia tanto martoriata dal contagio; e subito salta all’occhio una notevole differenza: un documento di programmazione per la “ripartenza”, facilmente reperibile sul sito del comune . Un documento unico, strategico, con una visione ampia e sistematica delle problematiche presenti e future della città, proposto alla riflessione e al contributo dei milanesi. Così, semplicemente a tutta prima, senza neanche approfondire i contenuti, emerge forte il contrasto tra la granularità asistematica della comunicazione istituzionale romana e lo sforzo progettuale ed organizzativo espresso dal governo della città di Milano; e spontaneo sorge il rimpianto di non poter avere anche a Roma un/una sindaco/a che, soprattutto in questo frangente, sia in grado di governare senza indulgere troppo nella propaganda, piuttosto che in una sana attività politica di programmazione.
Ma lasciando stare il confronto con Milano e per non correre il rischio della parzialità, è necessario analizzare e dar conto del comportamento istituzionale e comunicativo che la Sindaca ha tenuto per tutta questa prima fase della pandemia, così da potersi fare un’idea di ciò che sarà il futuro di Roma nella seconda fase.
La comunicazione della sindaca di Roma durante la fase uno

Leggendo i titoli delle testate trovati semplicemente googlando, all’inizio della pandemia le dichiarazioni della Sindaca, come quelle della maggior parte degli esponenti politici nazionali, risentono della sottovalutazione generale del fenomeno; questa viene confermata dall’organizzazione di un pranzo solidale con l’assessora Linda Meleo l’8 febbraio in un noto ristorante cinese della capitale, al fine di rassicurare i cittadini per una situazione sanitaria da lei definita «sotto controllo» e per esprimere solidarietà alla comunità romana dei cinesi, presi di mira dai soliti odiatori di professione, a causa del pregiudizio sull’origine del virus.
Ma già dopo un mese la situazione cambia fino ad arrivare alla ben nota (e contestatissima) solidarietà per i lavoratori in nero, inopportunamente espressa durante il suo intervento alla trasmissione televisiva di Martedì del 10 marzo. Contemporaneamente, tra gli atti concreti nei confronti della città, si annoverano la riunione d’urgenza a palazzo Valentini con tutti i sindaci dell’area metropolitana per concordare la diffusione delle misure di igiene e prevenzione previste, la convocazione di un tavolo comune con i commercianti e le associazioni di categoria per valutare l’impatto economico, eventi organizzati tra la fine di febbraio e i primi del mese di marzo. In questo momento la Sindaca si fa carico di alcuni provvedimenti di sostegno nei confronti degli imprenditori capitolini, in termini di agevolazioni sui tributi comunali, fino alla completa detassazione e alla rateizzazione e posticipazione dei versamenti della tassa di soggiorno. Tutte misure utili naturalmente, anche se molto orientate alla tutela nei confronti di categorie specifiche e ovviamente viziate da una strizzatina d’occhio al consenso. Nulla di grave, beninteso, se non mancasse quasi del tutto uno sforzo nei confronti di una pianificazione più generale, che a quest’altezza si limita all’apertura delle ZTl del centro storico e all’abolizione del pedaggio del parcheggio sulle strisce blu.
La comunicazione della Sindaca, nel mese di marzo, oscilla tra (video)messaggi ai romani, esortati alla responsabilità, blanditi dalla speranza di “potercela fare insieme”, invitati a flash mob sui balconi e accuse e rimproveri di incoscienza (anche in diretta televisiva a Pomeriggio5), oltre che a minacce di maggiori controlli e sanzioni; insomma, coerente con il suo stile di governo, la Sindaca preferisce aderire allo stereotipo femminile della “buona madre di famiglia”, che come nella migliore tradizione familista, tratta i suoi “figli” oggi con la carota e domani con il bastone. Tra i provvedimenti generali presi, oltre alla dovuta chiusura dei parchi e delle spiagge del litorale di Ostia, spicca l’ordinanza sulla sanificazione, che molti romani si chiedono ancora se e quando sia stata fatta o se si tratti della solita manovra propagandistica, basata sugli annunci e sulla pubblicazione di foto scattate chissà quando.
Le richieste a Governo e Regione
In questo periodo, come in un climax inarrestabile, cominciano a manifestarsi le prime rivendicazioni, espresse dalla Sindaca alternativamente nei confronti del Governo e della Regione: dalla pretesa di poteri straordinari per i sindaci (arrivando fino all’invocazione il 3 maggio dei «pieni poteri»), alla richiesta del decreto “Cura Comuni”, destinato a sbloccare 800 milioni di euro, alla proposta rivolta a Zingaretti di prolungare l’orario dei supermercati per snellire le file. Un atteggiamento propositivo insomma, al netto delle valutazioni di merito, e formalmente di dialogo, se non fosse sempre orientato a mettere in evidenza le “mancanze” degli altri attori istituzionali in gioco, a giustificazione (implicita) delle proprie.
Si arriva così alla fine di marzo con l’invito rivolto dalla Sindaca ai cittadini a segnalare chi non rispetta l’isolamento. Questa misura, criticata da molti, è forse comunicata molto male: una richiesta del genere, che sa di delazione, se non viene sostenuta da uno storytelling opportuno, rischia di diventare solo un incentivo all’invidia sociale nei confronti dei poveri runner, che in tutto questo periodo, hanno catalizzato le rabbie represse di molti cittadini.
Infine, c’è da notare come nel mese di Aprile l’azione (e la comunicazione) della Sindaca subisca un’accelerazione: stop alla tassa per l’occupazione del suolo pubblico per tutto il 2020 e agli affitti comunali; misure contro la povertà (bonus emergenza, trasformazione dei buoni pasto dei dipendenti comunali in smart working in spesa solidale, alimenti di cittadinanza, buoni spesa, inaugurazione del mercato sociale di Ostia); misure di prevenzione e contenimento dell’epidemia (misurazioni con termoscanner nelle stazioni ferroviarie, chiusura dei centri sociali per anziani) e inoltre proposte per la fase 2.
Le proposte per la fase due
La ricetta della Prima Cittadina di Roma per il riavvio della città dopo il lockdown totale di quasi due mesi passa dalle parole d’ordine “prudenza” e “gradualità”, alla spinta di segno opposto verso lo snellimento delle procedure burocratiche per la velocizzazione di appalti e cantieri, sul modello di Genova, grazie alla reiterata rivendicazione dei “poteri speciali” in favore dei sindaci. Oscilla contraddittoriamente tra la prudenza dei parchi aperti, ma solo per per le passeggiate o le corse individuali, con la proibizione delle aree giochi per bambini e dei pic-nic, all’incitamento per una imminente riapertura delle scuole materne e asili nido come centri estivi o per la riapertura degli uffici comunali e dell’anagrafe anche di sabato. Si muove infine tra la promozione di una mobilità sostenibile fatta di soluzioni elementari come biciclette e monopattini, da usare su nuove e prolungate piste ciclabili (tutte ancora da realizzare) e la volontà iper-tecnologica di attivare conta-passeggeri sui mezzi pubblici per avviare il tracciamento degli spostamenti dell’utenza del trasporto, determinandone i flussi grazie ai dati dei dispositivi mobili dei cittadini. Ed è proprio questa, insieme al degrado dei luoghi pubblici, una delle criticità più significative, tantopiù per una città senza programmazione e molto inefficiente dal punto di vista del trasporto pubblico, come Roma.

A questo proposito, in tempi migliori i cittadini romani hanno già assistito a goffi tentativi di miglioramento del servizio, ad esempio con provvedimenti palliativi per ovviare al mancato pagamento del biglietto da parte di un gran numero di passeggeri o, peggio, ad errori marchiani con il costosissimo acquisto di mezzi usati ed importati da altre nazioni, per migliorare i tradizionali tempi (secolari) di attesa, aumentando il numero delle autovetture. Tutte soluzioni fallite, perché scelte senza alcuna visione del problema nel suo insieme, che potesse generare un progetto organico e innovativo ma, come spesso nello stile di questa giunta, frutto di strategie miopi e rabberciate, fatte passare come straordinari obiettivi raggiunti dalla propaganda della Sindaca. Ora, nel caos della pandemia, il trasporto pubblico diventa la spia dell’efficacia delle soluzioni adottate da Raggi: da lunedì 4 maggio sarà possibile verificare se le prove effettuate per l’accesso distanziato sulle metro o sui mezzi di superficie daranno l’effetto desiderato o se, piuttosto, come temiamo, nella pratica renderanno impossibile l’entrata sui mezzi pubblici, generando non solo file chilometriche e interminabili attese, ma ciò che è più grave, l’assenza delle misure di sicurezza di distanziamento sociale, previste dal governo per il contenimento del contagio. Dunque, in assenza di una programmazione tangibile delle molteplici criticità di Roma – dai cinghiali che circolano liberi sulle strade cittadine di Roma nord alla mancata manutenzione del verde pubblico – la città brancola in una realtà difficile e spesso contraddittoria che andrebbe gestita con una buona amministrazione, senza rimandare la soluzione di problemi urgenti alle magnifiche sorti e progressive di un futuro indefinito di “pieni poteri”.
(*) Coordinamento Tutti per Roma