Riprendiamo il dialogo tra cittadini e politica

Riprendiamo il dialogo tra cittadini e politica

Intervista a Emma Amiconi, leader del Movimento “Tutti per Roma, Roma per tutti”, pubblicata sul sito Primarie Roma2021


Emma, mancano dieci mesi alle elezioni amministrative, i cittadini chiedono di iniziare a discutere di programma, coalizione e candidati: la Politica che fa?

La Politica con la P maiuscola ha accumulato negli anni un enorme debito con questa città, e non mi sembra che abbia precisa contezza di quali siano le condizioni minime per cominciare a sanare questa situazione, che non esito a definire vergognosa. La campagna elettorale, se avviata per tempo e fatta bene, cioè in contatto e in relazione con la città reale – con le sue contraddizioni, i suoi conflitti, le sue zone d’ombra ma anche con le sue competenze, eccellenze, esperienze e potenzialità – potrebbe rappresentare una vera opportunità per ri-alimentare il senso di fiducia, di speranza e di rispetto per le istituzioni locali, senza le quali non è nemmeno pensabile modificare in meglio alcunché. Tra l’altro sarebbe anche ora di riportare all’esercizio del voto migliaia e migliaia di romani che da tempo non vanno più alle urne.

Se invece la campagna elettorale sarà gestita come una pura operazione di marketing politichese e sottomessa, nelle scelte e nei tempi, alle logiche connesse al mantenimento dell’equilibrio politico nazionale o prendendo a prestito le formule calcistiche (giochiamo in attacco o in difesa? marchiamo a zona o a uomo? valorizziamo il goleador o la squadra?), temo che i risultati saranno, in ogni caso, molto magri per la città. Quello che stiamo cercando di dire, ormai da anni, è che è arrivato il tempo di pensare a Roma, Città Metropolitana e Capitale del Paese, città che può e deve essere all’altezza delle altre capitali europee, senza avvilire la sua vocazione internazionale e universale, mettendo al centro il rilancio effettivo della città e il benessere dei suoi cittadini. Tutto il resto verrà dopo, o di conseguenza. Ed è anche chiaro che questa operazione di “rivolgimento”, per la quale sono necessari tanti passaggi, dalla selezione delle priorità, alla individuazione delle risorse materiali ed economiche, alla messa in opera delle azioni concrete, alla loro valutazione e revisione, non si può fare contro o nonostante la città, ma solo insieme ai cittadini.

Perché nessuno crede più che la Politica, da sola, sia in grado di prendere le decisioni più giuste rispetto all’interesse generale e collettivo, e tantomeno di portarle direttamente a compimento. Qui servirà invece che tutta la classe dirigente cittadina, in senso lato, si mobiliti mettendo a disposizione tutto il meglio che ha. Università, centri di ricerca, associazionismo e imprenditoria, tecnici, esperti e professionisti, esponenti della cultura o meglio delle culture, ambiente civico, media, e non ultimi i 22.000 dipendenti di Roma Capitale e delle sue Aziende dei servizi facciano molti passi in avanti in termini di capacità, competenze e disponibilità al cambiamento. E chi non sa, impari, venga formato, informato e coinvolto.

Ma per il momento non vedo nessuna realtà, che sia un partito o un altro tipo di organismo, in grado di aggregare e mobilitare le diverse energie, pur presenti. Ci sono tante forze, ma sparpagliate, atomizzate e a volte molto autoreferenziali. D’altronde il lavoro da fare è titanico, servono coraggio, buona tenuta psico-fisica, chiarezza di idee, capacità di mediazione e di costruzione di partnership, e, specialmente, serve una visione. Come la vogliamo rifare, insieme, questa città? Come potrebbe essere bello e soddisfacente vivere a Roma … ma se non te la immagini diversa, e se non credi che sia possibile realmente cambiare lo stato attuale delle cose, alla fine pensi solo ai fatti tuoi, pensi solo a sopravvivere, oppure vedi solo quanto è sporca e assurdamente carente in tutti i servizi e negli spazi pubblici, tanto per fare qualche esempio.

Siete stati in grado come “Tutti per Roma” di portare in piazza decine di migliaia di persone per protestare contro il declino della città, negli ultimi mesi vi siete spinti oltre, formulando proposte concrete: quali suggerimenti vi sentite di dare a chi amministrerà la città? Quali sono i dossier più scottanti?

Dal punto di vista dei contenuti e del metodo, i dossier sono riassumibili in pochi punti, basati sulle innumerevoli segnalazioni raccolte, sulle occasioni di confronto con altri gruppi e persone, e da tanta attività di approfondimento e direi anche di studio, che abbiamo fatto al nostro interno. Come ha già anticipato Umberto Cao in una precedente intervista con Primarie Roma 2021 (leggi qui), abbiamo cominciato a tracciare la nostra Idea di città, consultabile nel sito https://tuttiperroma.com/. Su questo stiamo continuando a lavorare: non sono le proposte che mancano, anche perché nella città sono attivi tanti nuclei di persone che riflettono e che cercano di sistematizzare idee e dati, ma spesso è la superficialità o la inconsistenza degli interlocutori a lasciare sgomenti.

Rimandando a una successiva occasione l’approfondimento dei dossier, vorrei intanto far notare che tutte le emergenze e le questioni irrisolte, dalle politiche abitative ad un piano per il turismo e la cultura, alla mancanza del lavoro per i più giovani, dopo l’emergenza Covid-19 sono riemerse in tutta la loro gravità e stanno rendendo complessa e incerta la stessa sopravvivenza economica di migliaia di famiglie, colpendo anche il centro storico e i quartieri limitrofi che consideravamo, solo fino a qualche mese fa, in qualche modo privilegiati rispetto alle periferie.

D’altra parte i cittadini sentono sulla propria pelle, protestano e si attivano specialmente su ciò che è maggiormente percepibile, penso ai servizi pubblici, al verde e al decoro urbano, al traffico o alla mobilità, ma sono vittime, a volte inconsapevoli, anche di tante storture che dipendono dal mancato compimento del decentramento amministrativo o dalle questioni insolute che derivanti dalla normativa su Roma Capitale: il peso insensato e le inefficienze della burocrazia, la mancanza di strumenti e di poteri adeguati ad una metropoli capitale, l’incompiuto passaggio a città metropolitana. Tutto sommato, anche l’incapacità di chi amministra di fare rispettare le regole (penso all’abusivismo e alle forme di illegalità diffusa) e di comminare sanzioni adeguate a chi non le rispetta.

Ma Roma ha anche potenzialità e ricchezze inespresse e non valorizzate, e penso alle ingenti aree agricole urbane e suburbane, penso alla ricchezza del patrimonio culturale e artistico che a dispetto di quello che si può pensare ha enormi margini di miglioramento, anche dal punto di vista dell’organizzazione dell’offerta, penso alla creatività del mondo giovanile, per esempio nella musica. Penso al Tevere, penso al mare ad un passo dalla città. Sono esempi diversi, citati solo per ricordare che abbiamo i nostri bei gioielli, come potrebbe affermare la nota matrona romana, ma spesso non ne siamo consapevoli. Bisognerebbe lavorare ad un mega catalogo della bellezza e delle opportunità nascoste. Sarebbe bello ripartire dalla bellezza, dopo avere subito tanti anni di bruttezza. Cornelia madre dei Gracchi esulterebbe con noi.

Avete preparato un dettagliato esame della situazione rifiuti in città: cosa è uscito fuori scoperchiando il calderone?

A breve uscirà il nostro Quaderno “La gestione dei rifiuti. Viaggio guidato tra Roma Capitale e Regione Lazio” che abbiamo già sottoposto in anteprima ad un panel di circa settanta interlocutori diversi per competenza ed esperienza. Dopo tante iniziative di mobilitazione civica e di analisi della normativa e della situazione reale, nel quaderno mettiamo in fila informazioni e indicazioni che pensiamo indispensabili sia per i cittadini che per l’intera comunità politica. Scoperchiando viene fuori che senza un mix di impianti che consenta il trattamento dei rifiuti organici tramite tecnologie avanzate e non solo attraverso il compostaggio, e senza la corretta chiusura del ciclo (termovalorizzatori e discariche di servizio) il problema non si risolverà mai. In questo senso approfondiamo anche le effettive competenze degli enti responsabili, dalla Regione Lazio a Roma Capitale, senza dimenticare AMA, ovviamente nel quadro della economia circolare così come definita dalla Unione Europea. Diciamo che ce n’è per tutti, ma rimanderei ogni approfondimento alla lettura del quaderno, che è ricco di tabelle e grafici esplicativi.

Tutti per Roma ha lanciato sul proprio sito un appello alla città e alle forze politiche, che sta raccogliendo centinaia di firme, con chiedete unità al campo del centrosinistra: che risposte state ottenendo dalla politica?

Andiamo a guardare nel sito la nostra lettera appello. Sono poche le adesioni della politica, si contano sulle dita di una mano, anche se sono di indiscutibile valore. Sappiamo che il nostro appello, più volte citato dai media e comunque inviato a moltissimi interlocutori politici e istituzionali, è stato letto e probabilmente discusso da tanti. Ma per il momento, anche per i motivi detti sopra, probabilmente i più attendono che passi l’estate. Non vorrei che ci avessero preso per ingenui visionari. O per sempliciotti. Pensiamo invece di avere offerto una seria sponda di riflessione, anche perché la città la conosciamo piuttosto bene, e di avere disegnato una possibile strategia per riavviare le fila di un dialogo tra cittadini e forze politiche progressiste interrotto da troppo tempo. Ma forse alcuni partiti pensano ancora che i voti si conquistino facile, con un bel nome uscito dal cappello, magari all’ultimo momento. Oppure contando solo sullo spauracchio del nemico fascista o del giudizio negativo sull’operato dell’attuale giunta. Non penso che Roma funzioni così. Per far tornare le persone a votare bisogna convincerle, serve una speranza concreta, vanno restituiti dignità e spessore all’esercizio democratico del voto. Lo stesso vale del resto anche per gli elettori più affezionati …

Cosa pensi del metodo delle Primarie come modalità di scelta del candidato Sindaco e del programma di governo? Sono un momento di aggregazione e costruzione di un’identità oppure, come dice Calenda, sono una scusa per litigare tra candidati?

Dipende da come, cioè con quali regole, quando e tra chi si faranno, se si faranno. Anche Calenda ha in parte ragione, se non altro per una questione di tempi. Nel senso che non c’è proprio tempo da perdere. Ma se invece le primarie di area – accompagnate da un patto che impegni tutti, vincitori e vinti, a sostenere poi senza sgambetti l’unico candidato/a prescelto – saranno gestite con sapienza e umiltà, allora sì, possono essere uno strumento di partecipazione utile alla costruzione del programma, della squadra e del futuro. Sperando che, pur trattandosi di una competizione tra singoli (ma quali?), in cui si punta molto sul Nome, sia data pari importanza al processo virtuoso che esse possono innescare, al metodo di approccio alla successiva campagna elettorale, ai contenuti (chiari, dirompenti, raggiungibili, veritieri).

Non va nemmeno dimenticato che l’ambiente dell’attivismo civico, a cui diverse personalità in odore di candidatura fanno riferimento, è appunto un ambiente variegato e variopinto, nel quale accadono molte cose meritorie, ma non è un soggetto definito e unitario. Le identità politiche dei cittadini attivi sono ibride, la partecipazione si esprime prevalentemente nelle politiche pubbliche (basta pensare all’ambiente, al decoro o ai servizi di vicinato e di sostegno ai più poveri) e molto meno nella sfera politica tradizionalmente intesa. Questa complessità dovrebbe far riflettere anche chi si prepara alle primarie, perché poi non si tratterà di andare a farsi un giro nelle parrocchie o di incontrare gruppi, comitati e associazioni per includerli automaticamente nella propria sfera, come se fossero interlocutori omogenei e coordinabili.

Che Sindaco ti piacerebbe? Una riconosciuta personalità politica o un candidato che viene dal territorio?

Un sindaco competente, che conosca la macchina amministrativa; affidabile, nel senso che ispiri e raccolga fiducia; energico, perché servono tanto lavoro e dedizione, sacrificio e disciplina, per svolgere questo ruolo; autorevole e scaltro, perché dovrà trattare col Governo ma anche tenere a bada appetiti, rendite di posizione e pretese di ogni genere; che ami la città e la abbia a cuore, nel senso quasi letterale del termine, perché ad essa deve rispondere e per lei dovrà lottare; che abbia testa, visione e capacità di accogliere le mille istanze e le mille potenzialità che vengono dai territori, sapendo però che viviamo una fase di cambiamento globale e che il quadro è in continuo mutamento; che sappia confrontarsi e misurarsi con gli standard europei e internazionali delle grandi metropoli che si sono sapute trasformare rimanendo vivibili, sono loro il nostro faro nella notte. Un sindaco che non abbandoni i più poveri, ma non avvilisca le imprese che innovano e che portano ricchezza e lavoro. È quindi chiaro che un sindaco/a non basterà, servirà invece una squadra ampia e forte che possa accompagnarlo e coadiuvarlo.

Dei sindaci del passato, qual è il tuo preferito?

Andando lontano, con tutti i limiti della inattualità e della non replicabilità di esperienze tanto positive quanto datate, ti rispondo Petroselli, empatico, intelligente, coraggioso e concreto, che sapeva bene quale parte della città avesse maggiore bisogno di riscatto e di sostegno. E poi Rutelli del primo mandato, che seppe farsi supportare da una squadra di assessori di primo ordine e ben spendere le risorse del Giubileo. Mai più viste personalità e squadre del genere, a Roma.

Che slogan suggeriresti al Centrosinistra per vincere le elezioni?

Gli regalerei volentieri lo slogan di una delle manifestazioni di Tutti per Roma in piazza del Campidoglio: #RicominciamoRoma.

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